Massaua, primavera del 1935. Già spirano venti di guerra. Non occorre essere indovini per capire che le tensioni con la vicina Abissinia sfoceranno in aperto conflitto. Dopo gli scontri di frontiera a Ual Ual, il Duce ha già fatto capire le sue intenzioni. E i maldestri tentativi del primo ministro britannico Eden di blandire e/o intimidire l'Italia non sono destinati ad andare a buon fine.
Al porto di Massaua i convogli militari si alternano ai mercantili e ai piroscafi che, dopo un lungo viaggio attraverso il Mediterraneo, il canale di Suez e il Mar Rosso, scaricano incessantemente merci e passeggeri diretti alla colonia.
Sono le otto del mattino ma fa già caldissimo. Mentre all'Asmara e nelle altre città dell'altopiano il clima è mite, tanto da meritarsi la definizione di "eterna primavera", sulla costa eritrea il sole e la canicola non concedono tregua. Un po' più a Sud, nella depressione della Dancalia, c'è uno dei deserti più desolati e inospitali del mondo, dove il termometro può arrivare anche a 50 gradi.
Quando esce in strada il maggiore Aldo Morosini, ufficiale dei carabinieri in servizio alla polizia coloniale del Bassopiano Orientale, sente la giubba appiccicarsi ancor di più alla pelle e i primi rivoli di sudore scorrere lungo la schiena. E' a Massaua già da qualche tempo, ma non riesce ancora ad abituarsi al clima tremendo della "perla del Mar Rosso". Forse non ci riuscirà mai.
lunedì 17 settembre 2007
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