lunedì 17 settembre 2007

Massaua, 1935

Massaua, primavera del 1935. Già spirano venti di guerra. Non occorre essere indovini per capire che le tensioni con la vicina Abissinia sfoceranno in aperto conflitto. Dopo gli scontri di frontiera a Ual Ual, il Duce ha già fatto capire le sue intenzioni. E i maldestri tentativi del primo ministro britannico Eden di blandire e/o intimidire l'Italia non sono destinati ad andare a buon fine.
Al porto di Massaua i convogli militari si alternano ai mercantili e ai piroscafi che, dopo un lungo viaggio attraverso il Mediterraneo, il canale di Suez e il Mar Rosso, scaricano incessantemente merci e passeggeri diretti alla colonia.
Sono le otto del mattino ma fa già caldissimo. Mentre all'Asmara e nelle altre città dell'altopiano il clima è mite, tanto da meritarsi la definizione di "eterna primavera", sulla costa eritrea il sole e la canicola non concedono tregua. Un po' più a Sud, nella depressione della Dancalia, c'è uno dei deserti più desolati e inospitali del mondo, dove il termometro può arrivare anche a 50 gradi.
Quando esce in strada il maggiore Aldo Morosini, ufficiale dei carabinieri in servizio alla polizia coloniale del Bassopiano Orientale, sente la giubba appiccicarsi ancor di più alla pelle e i primi rivoli di sudore scorrere lungo la schiena. E' a Massaua già da qualche tempo, ma non riesce ancora ad abituarsi al clima tremendo della "perla del Mar Rosso". Forse non ci riuscirà mai.

Nessun commento: